Analisi della crisi Juventus sotto Tudor: identità smarrita, nuovi acquisti che non incidono e cambi tardivi.
La sconfitta della Juventus a Como ha avuto il sapore amaro di un brusco risveglio, ma le cause del momento negativo affondano le radici in problemi ben più strutturali. Il dato più evidente è la totale mancanza di un’identità chiara. Dopo sette giornate di campionato e due di Champions League, la squadra allenata da Igor Tudor non ha ancora una fisionomia definita.

Squadra senza identità
Il continuo alternarsi di interpreti, cambi modulo e rotazioni non aiuta a costruire certezze. Al netto delle scelte obbligate, in particolare in difesa e a centrocampo con Locatelli e Thuram, è difficile oggi indicare quali siano i veri pilastri della squadra. Il cambio di modulo proposto proprio nella trasferta contro il Como si è rivelato un clamoroso flop, peggiorando la situazione tattica anziché migliorarla.
La Juventus è attualmente una squadra senza anima, in continua ricerca di equilibrio ma incapace di darsi una direzione stabile. Questo elemento è il più preoccupante per i vertici societari, perché senza un’idea forte alla base è impossibile costruire risultati sul lungo termine.
Il mercato non incide e i cambi fanno discutere
Un altro nodo cruciale della crisi è rappresentato da un mercato estivo che non ha portato valore. I nuovi acquisti, sin qui, hanno avuto un impatto minimo se non nullo. Joao Mario è un oggetto misterioso, spesso sacrificato per adattamenti tattici come Kalulu esterno. Jonathan David, dopo il gol al Parma, è sparito. A Como si è visto qualche lampo, ma nulla che ricordi il bomber da 25 gol stagionali del Lille.
Anche Openda non ha convinto: solo due gare da titolare e assenze pesanti nelle sfide contro Villarreal e Como, entrambe vissute interamente dalla panchina. Il caso Zhegrova è emblematico: arrivato per spaccare le partite, ha giocato appena 36 minuti, complice una forma fisica ancora lontana dal top.
Inoltre seppur lodevole il cambio di modulo di passare a 4 visto l’assenza di Bremer appare piuttosto faticoso l’adattamento di alcuni giocatori a centrocampo soprattutto nei movimenti.
Infine, c’è la gestione dei cambi da parte di Tudor. In molte occasioni, le sostituzioni sono apparse tardive e poco incisive. A Como, con la squadra in svantaggio, tutti i cambi sono stati effettuati solo dal 77’ in poi: una mossa che ha inevitabilmente alimentato le critiche.